Comunicazione
Crisis management, Marchionne sale in cattedra per FCA
13 Gennaio 2017
Dopo la crisi Volkswagen, che abbiamo già analizzato qui, è giunta l’ora di Fiat Chrysler Automobiles.
L’EPA, Environmental Protection Agency, ha comunicato ieri che FCA ha illegalmente installato un software per truccare le emssioni su circa 104.000 pickup e SUV.
Sembra che siano stati installati otto diversi software su questi veicoli, causando la fuoriuscita di emissioni nocive di ossido di azoto.
“Questa è una violazione grave e manifesta del Clean Air Act”, ha detto Cynthia Giles, assistente amministratore per l’Office of Enforcement and Compliance Assurance dell’EPA. “Non vi è alcun dubbio che stanno contribuendo all’inquinamento illegale”.
Sergio Marchionne ha risposto subito all’EPA contattando i media con grande tempismo.
Nelle sue dichiarazioni si è dimostrato offeso dagli attacchi dell’agenzia “incredibilmente belligeranti” verso il settore automotive. Ha sostenuto che FCA non ha fatto nulla illegalmente, cercando di dissipare qualsiasi confronto con la crisi di Volkswagen.
“Non c’è nulla in comune fra la realtà Volkswagen e quello di cui stiamo discutendo qui,” ha detto. La definisce “una sciocchezza assoluta” e accusa chi non è d’accordo con lui “di fumare sostanze illegali”.
Ha insistito sul fatto poi che Fiat Chrysler è stata sempre onesta e trasparente: “Stiamo cercando di fare un lavoro onesto. Non stiamo cercando di infrangere la legge”.
Marchionne ha anche respinto l’idea che siano stati dipendenti disonesti a tramare per causare la violazione delle leggi di EPA. “Se avessi trovato un tipo del genere, lo avrei appeso alla porta”.
Questo intervento quasi furente ma con un ottimo tempismo ha aiutato a ridimensionare uno scandalo che altrimenti poteva esplodere in misura ancora maggiore.
Se le prime dichiarazioni fossero giunte dopo la stesura degli articoli più pesanti, pochi le avrebbero considerate ed avrebbero comunque avuto un’accoglienza peggiore.
Invece molti analisti si sono schierati a favore di FCA, rimarcando la netta differnza con il caso Volkswagen.
Fiat Chrysler ha comunicato di aver proposto ad EPA di voler sviluppare correzioni al software per “migliorare ulteriormente le prestazioni di emissioni”, perché intende “risolvere la questione modo giusto ed equo”.
Nei test di laboratorio, i veicoli FCA sono conformi allo standard, ma ad alta velocità e nella guida estesa, violano i regolamenti.
L’EPA ha detto di aver scoperto le presunte violazioni espandendo i suoi test sulle prestazioni dopo lo scandalo Volkswagen.
L’autorità può multare le case automobilistiche fino a 44 dollari per veicolo per le peggiori violazioni del Clean Air Act nel caso che il software installato sui veicoli si qualifichi come “impianto di manipolazione” illegale ai sensi delle leggi degli Stati Uniti.
Volkswagen nel frattempo ha ammesso di aver aggirato le leggi di emissioni su più di mezzo milione di veicoli e ha accettato di insediamenti civili e penali per un totale di quasi 22 miliardi di dollari.
“Per essere onesto, penso che questo caso sia stato gonfiato a dismisura”, ha detto Marchionne. “Trovo che questo sia una bizzarra caratterizzazione delle attività di FCA, e difenderemo il nostro comportamento”.
C’è da dire che, a differenza del caso Volkswagen, l’EPA non ha ordinato Fiat Chrysler di fermare le vendite di veicoli diesel accusati di violazioni.
Non è la prima volta che Marchionne prende una posizione combattiva contro un’agenzia di regolamentazione federale. Lo aveva già fatto contro la National Highway Traffic Safety Administration che nel 2013 aveva raccomandato un richiamo di 2,7 milioni di Jeep SUV per i serbatoi potenzialmente pericolosi.
Si tratta quindi di una strategia già adottata, che abbinata al tempismo della comunicazione sembra mantenere il controllo della situazione in modo molto efficace.