Comunicazione
Comunicare la musica: Gianni Sibilla analizza il fenomeno Achille Lauro
13 Aprile 2021
Quando si fa il nome di Achille Lauro si assiste, quasi sempre, ad uno schieramento di due fazioni contrapposte: da una parte, chi lo esalta per il suo modo di essere e di fare, dall’altra chi, per gli stessi motivi, lo critica. Quel che è certo è che Achille Lauro fa parlare di sé. E questa, si sa, è la prima regola per ottenere la fama: l’importante è che si parli di te, non importa come.
Indubbiamente, il cantautore romano ha saputo distinguersi nel panorama musicale. “Il suo è uno stile organico – spiega Gianni Sibilla, Direttore didattico del Master in Comunicazione musicale all’Università Cattolica di Milano – in cui è importante non solo la canzone, ma anche tutto quello che sta intorno: la performance, i rapporti con i media… per Achille Lauro gli album sono soltanto una parte della sua immagine”.
Il corpo come citazione
Un’immagine che qualcuno definisce una brutta copia di Renato Zero. “Ci sono sempre le persone che sostengono che alcune cose siano intoccabili – continua Sibilla – basti pensare ai fan dei Nirvana, irritati dal video della canzone Marilù. Ma una caratterista peculiare di Achille Lauro sta proprio nel citazionismo. L’artista ama riprendere, riproporre, remixare diverse forme comunicative e stili tipici, magari di diversi periodi storici o in contrasto tra loro. Basti pensare che, durante un’intervista con me, si definì una contraddizione vivente”.
L’effetto sorpresa
Proprio le citazioni sono state protagoniste dei tre Sanremo del cantante, che vestiva, ogni sera, i panni di un personaggio diverso. Scelta rivelatasi, a volte, non troppo felice: “Diciamo che dopo il primo Sanremo è venuto a mancare un po’ l’effetto sorpresa che era un suo cavallo di battaglia – argomenta il giornalista Sibilla – perché, al primo festival, nessuno si sarebbe aspettato un brano con un testo come Rolls Royce ed una messinscena di quel tipo. Nel secondo Sanremo, la canzone era decisamente meno forte di Rolls Royce e, quest’anno, l’effetto sorpresa, ormai non c’è più stato… tutti sapevamo che tipo di performance avrebbe proposto”.
Quando la regia fa la differenza
Performance che evidenziano il ruolo chiave della regia nella musica di oggi. “La regia e le scenografie erano già importanti in tempi non sospetti – afferma Gianni Sibilla – e di questo si possono fare infiniti esempi. Uno su tutti: Elvis, che non sarebbe mai diventato Elvis senza la TV, così come i Beatles“. La centralità della regia ha portato più di qualcuno ad affermare che oggi sia più importante della musica in sé: “Innanzitutto, bisogna considerare che i cantanti sono, comunque, personaggi – è convinto Sibilla – poi, è vero che senza canzoni non si va da nessuna parte e di questo sono un esempio i tanti ragazzi dei talent show che poi non riescono a fare buoni pezzi e si perdono. Ma un cantante ha successo quando, assieme alle canzoni, ha anche personalità e carisma”.
La percezione della novità
Forse, proprio la personalità porta Achille Lauro ad amare le provocazioni. Pensiamo alla copertina di Vanity Fair in cui appare nelle vesti della Madonna. “Le provocazioni a volte gli riescono, a volte no – evidenzia Sibilla – diciamo che il rischio è che la provocazione sia fine a se stessa e non porti a nulla o venga percepita più come pensata che come spontanea. Bisogna anche dire che, spesso, i modelli provocatori che usa Lauro sono vecchi di trent’anni, ma quasi sempre funzionano perché chi li vede oggi li percepisce come nuovi, magari semplicemente perché non era a conoscenza della loro esistenza”.