Comunicazione
5 skills giornalistiche utili per il Content marketing
2 Aprile 2019
Cosa hanno in comune giornalisti, copywriter e marketers? Potremmo dire, innanzitutto, che tutti e tre lavorano con la parola. E proprio da qui vogliamo partire per individuare alcune competenze tipiche del mondo giornalistico che possono essere preziose alleate anche per chi si occupa di comunicazione d’impresa tramite il content marketing.
I confini, infatti, sono piuttosto labili e qualche consiglio potrebbe aiutare a rendere il proprio lavoro più efficace, raggiungendo e coinvolgendo sempre più persone. Mai come oggi, infatti, le aziende sono concentrate sullo storytelling e sull’esigenza di raccontare storie, piuttosto che sulla promozione fine a se stessa di un prodotto o di un servizio. E chi meglio di un giornalista è capace di raccontare storie?
5 cose che il content marketing può imparare dal giornalismo
L’obiettivo di una campagna di content marketing è coinvolgere gli utenti del proprio target fino a trasformarli in effettivi clienti. Quando è un successo può portare ad un aumento della brand awareness e alla trasformazione dei follower in veri e propri ambasciatori della propria azienda.
Una volta delineata e definita, le agenzie di comunicazione si rivolgono ai creativi della parola, ai copywriter in primis, per poter tradurre in parole (articoli, blog post, contenuti per i social media) la strategia elaborata. I giornalisti restano generalmente fuori da questa dinamica, eppure qualcosa sta cambiando nelle generazioni più giovani. E questo cambiamento potrebbe far bene alla campagna stessa che potrebbe diventare più efficace e coinvolgente.
Vediamo, dunque, quali sono alcune caratteristiche e capacità che chi si occupa di marketing potrebbe imparare da un giornalista.
Non dimenticare la regola delle 5 “W”
Caposaldo del giornalismo anglosassone la regola delle 5 “W” corrisponde all’ABC della professione. Who, What, Where, When e Why devono sempre trovare corrispondenza in un testo, che si tratti di un articolo di giornale oppure di un post. Servono a orientare l’utente che, così, avrà a disposizione le informazioni base per poter reagire al messaggio.
Senza dimenticare “How?”, il come, che non va sottovalutato per un’informazione che sia effettivamente completa.
Ogni informazione ha una sua fonte
L’esplosione dei contenuti online, la diffusione dei social network, ma anche la sedimentazione del fenomeno delle Echo Chambers ha fatto sì che, negli ultimi anni, il concetto di “verità” sia stato messo spesso in dubbio. E non soltanto perché si parla di “post verità”, ma anche per la diffusione delle “fake news”.
Si tratta di notizie false, confezionate e diffuse come se fossero vere, minando drammaticamente le capacità dei lettori di distinguere l’autenticità di quanto scritto. Anche per chi si occupa di marketing, l’ecosistema mediatico diventa insidioso come sabbie mobili, ma è dal giornalismo che arriva un supporto.
Il giornalista, infatti, è obbligato per legge a rispettare la “verità sostanziale dei fatti”. Un’attività che svolge, dal punto di vista deontologico, rendendo sempre esplicite le fonti delle informazioni riportate – tranne nel caso in cui rivelare una fonte la potrebbe mettere in pericolo. Chiarire, dunque, da dove vengono dati e informazioni è fondamentale per aiutare il lettore/utente a fidarsi di ciò che scrivi e, di conseguenza, della tua storia.
Velocità!
Il giornalista vive e lavora sotto pressione. Le scadenze sono continue e, quando ci si occupa di news, la prontezza di verifica delle fonti, stesura dell’articolo e rifinitura possono fare la differenza rispetto ai competitor.
Ciò che accade è che chi scrive sia abituato a strutturare in fretta il testo, individuare prontamente la struttura e sviluppare velocemente il ragionamento. Si tratta di una capacità che si può allenare (o anche stimolare grazie all’AI, come abbiamo visto in questo articolo) a partire dal fissare, anche all’interno di una realtà, delle deadline stringenti che costringano ad accelerare la fase di elaborazione teorica del contenuto.
Usa la lingua per farsi capire
Una quarta capacità giornalistica che può essere molto utile anche per chi lavora nel web marketing è l’utilizzo del linguaggio per essere compresi. Il giornalista sa che deve spiegare un fatto o una vicenda, ed è quindi pronto ad utilizzare frasi semplici, strutture lineari e parole comprensibili. Tutti elementi che possono essere replicati anche nel racconto di un brand.
L’abitudine a confrontarsi con un editor
La struttura del lavoro giornalistico è, tendenzialmente, piramidale. Nelle redazioni esistono gerarchie piuttosto chiare per cui è raro che un articolo venga pubblicato senza essere passato attraverso (almeno) una revisione.
Questa caratteristica abitua il giornalista a seguire un metodo e a relazionarsi con gli editor. Sa che il suo lavoro (e non le sue capacità!) sarà giudicato e sa che potrebbe essere chiamato a fare delle modifiche. Una flessibilità che si rivela utile quando il cliente non è convinto di un contenuto, oppure quando un testo di un sito va rivisto per essere più adatto al target.
Infine, lo storytelling è la quotidianità del giornalista. È abituato a raccontare storie, fare interviste, confrontarsi con realtà anche distanti per poterle riportare al pubblico. Impara a fare le domande giuste, a valorizzare l’interlocutore quando da una chiacchierata si passa ad un contenuto, su qualsiasi canale.
Imparare a raccontare le storie con umanità e stimolando l’empatia può far la differenza, ed è un’ultima cosa che chi si occupa di marketing può imparare dal giornalista.