Comunicazione
Quando i media diventano vittime di fake-news
20 Agosto 2024
In un’epoca in cui la disinformazione è sempre più dilagante, non solo il pubblico, ma anche i media stessi possono trovarsi a subire il fenomeno delle fake-news. Cosa succede quindi quando giornali, riviste, testate online, telegiornali e programmi televisivi, diventano a loro volta vittime di “bufale” e notizie false? Ne abbiamo parlato nella quarta puntata di #FactaManent, il format de L’Eco della Stampa in collaborazione con Facta.news.
Identikit della fake news: come riconoscerla
Per fake news si intendono informazioni deliberatamente false o fuorvianti, create ad hoc con l’obiettivo di ingannare il pubblico e manipolare l’opinione pubblica.
Spesso si diffondono rapidamente, per la loro natura sensazionalistica.
Le caratteristiche principali delle fake news includono infatti titoli accattivanti e provocatori, fonti non verificabili o anonime, e contenuti che suscitano emozioni forti come paura o rabbia.
Possono essere propagate con l’obiettivo di influenzare il discorso politico a ridosso delle elezioni, promuovere prodotti, generare traffico web o truffare utenti inconsapevoli.
L’informazione e le insidie dell’era digitale
Nell’era digitale, la circolazione delle informazioni è diventata incredibilmente rapida e capillare. Questa velocità ha portato con sé una serie di incognite e di “rischi” tra cui una sempre maggiore proliferazione di notizie false, attraverso social, blog e siti di notizie.
Spesso, sono proprio i media “tradizionali” e i giornali online, generalmente considerati più affidabili, a venire sfruttati per diffondere fake news con facilità.
Ed è proprio quando i media riconosciuti come credibili, vengono utilizzati per divulgare “bufale”, che la questione si fa particolarmente spinosa.
In questi casi infatti, l’impatto risulta amplificato a causa della maggiore fiducia del pubblico verso testate e reti ritenute “autorevoli”.
Giornalismo e notizie false: tra fonti da verificare e rischio plagio
Se è possibile che i media tradizionali possano diffondere notizie parzialmente scorrette o incomplete, a causa di un processo di verifica non ottimale, nella maggior parte dei casi l’autorevolezza di un determinato giornale, viene sfruttata da malintenzionati per dare maggiore rilievo a notizie false.
È infatti pratica comune dai creatori di fake news, realizzare contenuti su misura, riproducendo appositamente la veste grafica di determinate realtà editoriali.
Anche l’avvento dell’intelligenza artificiale favorisce sistemi di plagio sempre raffinati e difficili da riconoscere per un utente medio, spesso non giovanissimo e poco consapevole.
Conseguenze e possibili soluzioni
Quando i media diventano, loro malgrado, vittime di cattiva informazione, a risentirne è tutta la categoria.
Il prezzo che viene pagato risulta molto alto in termini di perdita di credibilità: la fiducia del pubblico infatti può essere seriamente compromessa
Inoltre, il fenomeno di diffusione di fake news su larga scala può generare disinformazione di massa e, in casi estremi, confusione e panico, con conseguenze potenzialmente molto pericolose.
La disinformazione è una sfida complessa che richiede un impegno costante da parte di tutti gli appartenenti al mondo media, per mantenere alto il livello di qualità e integrità, rendendosi fortemente riconoscibili e contrastando in questo modo i tentativi di plagio.
Solo attraverso una vigilanza attiva e una costante spinta al miglioramento, si può sperare di arginare il fenomeno delle fake news.
Per approfondire il tema della disinformazione nel settore dei media puoi riguardare la nostra puntata di Facta dedicata: insieme a Simone Fontana, giornalista e fact-checker, raccontiamo alcune delle principali fake news che colpiscono chi le fake news dovrebbe soprattutto combatterle, ossia il mondo dei media. Si tratta di un appuntamento davvero interessante pensato per promuovere un modello di informazione più responsabile e veritiero, con una costante attenzione a come questo genere di situazioni possano avere delle conseguenze anche sui brand.
Perché le voci cambiano, ma Facta Manent.