Media Monitoring
Nasce l’Osservatorio sulla Violenza di Genere dell’ODG
24 Novembre 2023
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne -25 novembre 2023- proponiamo una rassegna stampa a ritroso nel tempo partendo dalla notizia dello scorso giugno 2023 dedicata alla nascita di un osservatorio nazionale su media e violenza contro le donne.
VIOLENZA SULLE DONNE: NASCE OSSERVATORIO NAZIONALE SUI MEDIA, odg.it – 19 giugno 2023
“L’Università La Sapienza di Roma, le CPO di Ordine nazionale dei giornalisti, Fnsi, Usigrai e l’associazione Giulia giornaliste, hanno siglato un accordo per realizzare l’osservatorio nazionale su media e violenza contro le donne e il manifesto di Venezia. La professoressa Flaminia Saccà e il suo team di ricerca del dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione dell’Università La Sapienza hanno illustrato i criteri scientifici del progetto della durata di due anni che riguarderà i giornali cartacei, quelli online e i telegiornali. Le rappresentanti delle Commissioni Pari Opportunità di Ordine giornalisti, Fnsi, Usigrai e dell’associazione Giulia giornaliste esprimono la soddisfazione per la nascita di uno strumento atteso da tempo e fondamentale per promuovere un racconto corretto della violenza di genere”.
La notizia non ha avuto l’eco che meritava, se non sui canali dei firmatari e quelli frequentati dagli addetti ai lavori. Come ad esempio la Federazione Nazionale Stampa Italiana il giorno stesso: “Uno strumento atteso da tempo e fondamentale per promuovere un racconto corretto della violenza di genere”.
L’Eco della Stampa lo chiama ascolto, a livello istituzionale si chiama Osservatorio, ma in questo caso le due strade si intersecano. Ne è un esempio la Rassegna Stampa Sui Generis periodica che Giulia, Giornaliste Unite Libere e Autonome, realizza per documentare la presenza (o meno) sui media di racconti che coinvolgano le donne, o firmati dalle donne, analizzando parole e frame narrativi.
La goccia è il caso Tramontano
Il femminicidio di Giulia Tramontano ha toccato particolarmente la coscienza collettiva, L’immagine di una giovane donna in procinto di diventare madre, uccisa con crudeltà insieme al suo bambino, ha prestato il fianco a commenti oltre che alla cronaca. Però spesso fuorvianti e a sproposito.
La rassegna stampa si conferma uno strumento potente.
Oggi che i canali da monitorare sembrano infiniti, infatti, non basta un po’ di tempo e buona volontà. Un’analisi puntuale di un evento necessita di uno strumento altrettanto puntuale e che sia il più completo possibile. Lo sa bene L’Eco della Stampa che, dal 1901, si occupa di ascolto, rassegna e analisi dei media, se dapprima “solo” tradizionali”, oggi anche digitali. E oggi che rumors e fake news ci travolgono quotidianamente, osservare con metodo e costanza cosa si imprime nella società attraverso i media, aiuta ad attivare lo spirito critico personale e diradare il caos ‘acchiappa click’ e, alle volte, anche superficiale.
Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne – dal 29 maggio al 3 giugno 2023 – giulia.globalist.it
“Tutti i giornali si sono molto interrogati sul che fare per contrastare queste morti. Abbiamo individuato due linee di pensiero. Una che punta su quello che devono fare le donne per difendersi dalla violenza maschile. E un’altra che ribalta il ragionamento e si chiede cosa devono fare gli uomini per smettere di essere violenti. Sulla prima linea si è creato un singolare cortocircuito tra social e informazione che ha colpito La Stampa, giornale sempre attento alle questioni di genere. Sui social è diventato virale l’hashtag #losapevamotutte, ossia tutte appena si è saputo della scomparsa di Giulia abbiamo dato per scontato che a farla sparire fosse stato il fidanzato. […] In questo i media danno il loro contributo, come ricorda la sociologa Flaminia Saccà, responsabile di Step, osservatorio sulla rappresentazione sociale della violenza di genere, intervistata dal Fatto: ‘Da un’analisi condotta su più di 16.715 articoli di stampa su casi del genere emerge che troppo spesso la violenza viene rappresentata come una reazione in qualche modo comprensibile’”.
Messaggi deprecabili che danno informazioni sbagliate alle donne, come la questione dell’ultimo appuntamento, che nel caso Tramontano, diventa per la stampa la causa della morte. Solo che Giulia Tramontano non è andata a nessun ultimo appuntamento. È stata tragicamente uccisa nella cucina di casa sua mentre preparava la cena per sé e il suo bambino, come ha spiegato la dott.ssa Elena Pullara, vicepresidente del Centro Antiviolenza della Valdelsa, nell’ambito di un incontro della rassegna sulla violenza di genere, “’Amore’ Basta”, a cura dell’associazione Teatro al Verso a Colle di val d’Elsa, lo scorso giugno.
“’Amore’ basta”: la cultura dell’amore velenosa
Che la parola amore sia presente nella stessa riga di un femminicidio è velenoso. I fatti di cronaca accadono lontano e vicino a noi, ed è proprio la stampa con i Media a portarla a casa nostra. “’Amore’ basta”, ha spiegato Teatro al Verso all’apertura della rassegna, è quello che urlava Valentina di Mauro mentre il compagno la stava uccidendo.
«Amore basta, mi fai male» – ilgazzettino.it, 26 luglio 2022
«Un grido disperato: “Amore smettila, mi stai facendo male”. Amore. È stata questa l’ultima parola pronunciata da Valentina Di Mauro, 33 anni, pochi istanti prima di essere accoltellata a morte dal compagno, Marco Campanaro 37 anni, magazziniere in Svizzera ieri, 25 luglio nella casa dove i due convivevano a Cadorago (Como). A raccontarlo sono i vicini, una coppia che abitava due piani sopra l’appartamento. I vicini svegliati dalle grida della lite all’alba si erano precipitati giù per le scale cercando di intervenire e chiamando i carabinieri. Un tentativo che però non ha evitato il peggio. “Abbiamo sentito le urla e le richieste di aiuto. Non erano neppure le 5 del mattino. Le grida si sentivano chiaramente e mio marito ha deciso subito di intervenire” La donna che insieme al marito ha provato a intervenire quando parla ai giornalisti è ancora sotto choc. Rimette in fila i ricordi, i pochi attimi in cui ha capito l’orrore che si stava consumando appena due piani più sotto, oltre una porta chiusa: “L’ho seguito (il marito n.d.r.) al primo piano, la porta era chiusa e abbiamo picchiato per farci aprire, anche perché lui continuava a gridare”».
«Ma quella porta non si apre, dietro continua la lite: “Smettila, adesso basta, mi stai facendo male”, avrebbe urlato Valentina. Poi il silenzio. Avevamo chiamato i carabinieri e penso che questo lui l’avesse capito, eppure l’ha uccisa lo stesso. Non ci posso credere» continua a ripetere la donna. All’arrivo delle forze dell’ordine è tardi: quando Marco Campanaro apre la porta, dopo le insistenze dei militari, ha la maglietta ancora sporca di sangue. Dietro di lui il corpo di Valentina è a terra. “Mi aveva tradito” le parole pronunciate dal 37enne, ripetute più volte davanti ai carabinieri».
I media hanno una grande responsabilità
I media sono responsabili della diffusione di idee e percezioni errate che contribuiscono a confondere sulla lettura degli eventi. Durante il convegno di Tosca, Coordinamento toscano Centri Antiviolenza, a Firenze a novembre scorso, i famigliari di due donne uccise lo hanno detto in modo chiaro e corale: non avevamo capito cosa stava succedendo a nostra figlia, a nostra sorella. Non si può capire, perché la narrazione prevalente è scorretta, e alimenta una cultura pericolosa, patriarcale come spesso si sente dire dalle associazioni dedicate a combattere stereotipi e disparità di genere, radici di potenziali femminicidi.
L’intervento della Presidente D.i.Re Antonella Veltri all’evento di presentazione della relazione conclusiva della Commissione di inchiesta sul Femminicidio in Senato – direcontrolaviolenza.it, 25 novembre 2022
“Non c’è analisi senza conoscenza, non c’è intervento senza conoscenza”.
E la conoscenza è quella di un fenomeno complesso, radicato e capillare. Sono le parole di Antonella Veltri, ospite anche di Sanremo 2023 grazie a Chiara Ferragni che ha contribuito alla visibilità del dibattito.
Viviamo in un mondo falsato dal metro unico del patriarcato – editorialedomani.it, 14 luglio 2023 (Alessandro Giammei)
“Come vediamo dalle reazioni alle recenti accuse di violenza ricevute da Leonardo Apache La Russa, o dalla sentenza su una molestia subita a scuola da una giovanissima studentessa, il patriarcato misura certe cose per assoluti tautologici (l’uomo è uomo), e altre su un indulgente spettro di complessità (quanto era chiaro il no? quanto alcool aveva bevuto la ragazza? quanti secondi è durato il palpeggiamento?)
Il patriarcato funziona come il metro di Mary Poppins: un paradossale metro su misura, tarato su una certa persona. Quella persona perfetta, tuttavia, non esiste.
La maschilità gioverebbe a usare di più, invece dei metri e righelli dritti delle misure competitive, quello morbido e analitico della sartoria. Subendo lo stesso scrupolo che infligge a chi gli è subalterno, il patriarcato si rivelerebbe così per la fregatura che è”.
È solo uno riassunto dei passaggi trattati nell’articolo sul Il Domani, ci sembrava importante includerlo in questa nostra rassegna sul tema della violenza di genere e contro le donne, perché testimonia ulteriormente la ‘vivacità’ dell’argomento.
Accusa il suo dirigente di molestie sessuali, lui viene assolto perché per il tribunale lei “è complessata e sovrappeso” – lastampa.it, 25 luglio 2023
«Lei accusa di molestie sessuali il suo dirigente, il tribunale le dà torto perché ha problemi di peso. A due settimane dalla sentenza choc che ha assolto il bidello che palpeggiava una alunna, perché 10 secondi sono pochi per qualificare una violenza, altra sentenza che lascia stupiti dal tribunale di Roma, collegio presieduto da Maria Bonaventura: “Non si può escludere che la parte lesa – si legge nel dispositivo – probabilmente mossa dai complessi di natura psicologica (segnatamente il peso) abbia rivisitato inconsciamente l’atteggiamento dell’imputato nei suoi confronti fino al punto di ritenersi aggredita fisicamente”. Insomma, si è immaginata tutto».
Altro argomento che sta facendo (per fortuna) discutere, sono le due sentenze che per l’ennesima volta ributtano sulle donne la responsabilità dell’abuso maschile. Nel caso avessimo ancora dei dubbi sulla narrazione fuorviante. Rimbalzano nuovamente sui media, ma sono l’ennesimo effetto culturale.
Barbie: oltre il patriarcato ed il femminismo estremo – powned.it, 27 luglio 2023 (Mario “Rios” Cristofaro)
Chiudiamo questa rassegna con Barbie, il film atterrato da Hollywood sotto le mentite spoglie di un innocuo lungometraggio su una bambola iconica, che invece parla di stereotipi, femminismo e patriarcato. Un film che consigliamo.
“Il film Barbie, con Margot Robbie e Ryan Gosling, non solo affronta temi delicati quali patriarcato e femminismo, ma pone anche l’accento sull’importanza della cooperazione tra uomo e donna per costruire un futuro migliore. Attraverso la rappresentazione di una relazione paritaria tra Barbie e Ken, il film sottolinea l’importanza di superare le divisioni di genere e lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni. In questo articolo, esploreremo come la pellicola promuove il concetto di cooperazione di genere come strumento fondamentale per creare una società più equa e inclusiva in tutti i sensi, non solo per alcune categorie di persone.”
La pellicola ha fatto parlare, i post pink e le Barbie declinate per ogni professione si moltiplicano sui social (#barbie oltre 16 milioni post, #barbiethemovie oltre 320 mila), portando alla ribalta con più o meno leggerezza temi attuali che è necessario affrontare. Anche per invitare, voi che siete arrivati fino a questo punto del nostro approfondimento, a non accontentarvi dei link acchiappa click e dei titoli civetta, che come dimostra il nostro speciale possono davvero essere fuorvianti, incompleti, inadatti. Ma ad approfondire, per capire un fenomeno vanno infatti analizzati molteplici punti di vista, maliziosamente o meno narrati secondo criteri specifici.
In conclusione
Di casi da citare per documentare la necessità di un Osservatorio media sulla Violenza di Genere non mancano. Ma per distinguere tra falsi allarmismi e strutture culturali letali (metaforicamente e non) serve un’analisi. Perciò attenzione: la rassegna stampa accende il cervello.