Meta e il fact-checking: tra polemiche, cambiamenti e scenari futuri

Meta ha annunciato l’interruzione del programma di fact-checking, dando origine a un dibattito sulle possibili conseguenze di questa decisione

Il fact-checking, ovvero la verifica dei fatti, rappresenta una pratica fondamentale per contrastare la disinformazione in rete e garantire un dibattito pubblico basato su informazioni verificate.
L’Eco della Stampa, in collaborazione con Facta.news, ha avviato il progetto Facta Manent, una serie di appuntamenti Live e in Streaming dedicati proprio al tema del fact-checking, che potete approfondire in questa sezione dedicata, del nostro portale Community. 

Venendo a noi, negli ultimi anni, il panorama del fact-checking ha subito significativi cambiamenti, influenzati dalle evoluzioni tecnologiche e dalle dinamiche politiche globali. Recentemente poi, Meta, società madre di Facebook e Instagram, ha annunciato l’interruzione del programma di fact-checking di terze parti negli Stati Uniti, dando vita a un importante dibattito sulle conseguenze di questa decisione nell’ecosistema digitale.

Breve storia del fact-checking

La pratica del fact-checking ha radici che risalgono al XX secolo.
Uno dei primi esempi documentati di fact-checking sistematico si trova nella redazione del New Yorker negli anni ’20 e ’30. Ai tempi, l’editore Harold Ross era infatti determinato a garantire che il suo magazine fosse riconosciuto per serietà e affidabilità, motivo per cui istituì un dipartimento dedicato proprio alla verifica dei fatti.

Inizialmente, il fact-checking veniva utilizzato all’interno di grandi giornali e periodici per verificare l’accuratezza degli articoli prima della pubblicazione. Le redazioni impiegavano appositamente dei fact-checkers, spesso giovani giornalisti o assistenti, il cui compito principale era proprio quello di confermare ogni dettaglio dei pezzi in pubblicazione, dalle citazioni alle statistiche.

L’avvento del fact-checking digitale

Negli ultimi vent’anni, poi, con la diffusione di internet e dei social media, la disinformazione ha, come sappiamo, trovato nuove strade per circolare, in modo rapido e con facilità. E questo ha reso il ruolo del fact-checking sempre più cruciale e ha portato alla nascita di organizzazioni dedicate esclusivamente a questa pratica.

L’interruzione da parte di Meta: motivazioni, critiche e possibili conseguenze

L’ultima mossa di Meta ha sollevato non poche perplessità, dando origine a numerose domande riguardo alle motivazioni dietro questa decisione.

Uno dei principali motivi citati da Meta è la percezione che il fact-checking non abbia avuto un impatto significativo nel limitare la diffusione di notizie false.
Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha infatti sottolineato che il sistema di verifica dei fatti e delle notizie attuale, mostra importanti limitazioni, tra cui la possibilità di errori e di censura eccessiva.
Zuckerberg ha inoltre affermato che il nuovo sistema di Community Notes (note della comunità) sarà più efficace e decentralizzato, permettendo così agli utenti stessi di aggiungere contesto ai contenuti considerati fuorvianti.

Come prevedibile, la posizione di Meta è stata fortemente criticata da parte di attivisti e organizzazioni di attive in merito, che temono una disinformazione fuori controllo.
Inoltre, ci sono preoccupazioni riguardo alla possibilità che il nuovo sistema di Community Notes possa non essere sufficiente per affrontare la complessità dell’attuale universo digitale e non soddisfare i requisiti normativi europei.

Prospettive future

Nonostante questi cambiamenti di rilievo internazionale, il fact-checking resta una pratica fondamentale per garantire l’integrità dell’informazione.
Le organizzazioni di fact-checking continuano a collaborare a livello internazionale per migliorare i loro metodi e ampliare l’impatto della loro attività.
Inoltre, l’uso di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, sta rendendo il processo di verifica dei fatti sempre più efficace e veloce.

In futuro, è probabile che il fact-checking continui a evolversi, adattandosi alle nuove sfide poste dalla disinformazione online.
Le organizzazioni operative sulla verifica dei fatti e delle notizie, potrebbero dover trovare nuove strategie per mantenere la loro credibilità e rafforzare la portata del loro lavoro, magari attraverso partnership con piattaforme tecnologiche e campagne di sensibilizzazione pubblica.

Per quanto riguarda l’analisi e la conoscenza dei nuovi ecosistemi digitali, L’Eco della Stampa offre ai suoi utenti servizi ad hoc, dal Media Monitoring al Social media monitoring, utili per intercettare e comprendere lo scenario entro il quale si opera e migliorare la comunicazione dei brand, attraverso, per esempio, l’analisi del livello di soddisfazione del pubblico verso determinati prodotti e servizi. 

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