Intervista a Francesco Muzzopappa

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Scrittore, comico, esplosivo: Francesco Muzzopappa riesce a farti ridere quando non te l’aspetti.

Uno di quegli autori, come lui stesso si definisce, che sa sperimentare mezzi di comunicazione diversi, e si lancia in iniziative originali senza paura.

Oggi ho il piacere di parlare con Francesco della sua ultima impresa – e di molto altro – in questa intervista che prosegue il filone tematico dello storytelling iniziato con Andrea Paolucci e Michela Calculli.

Copywriter, scrittore, sceneggiatore… quale di queste definizioni ti sta meno stretta?

Ultimamente mi sento molto “cuoco”, data la mia dilagante pugliesità. Però direi che “autore”, più in generale, forse mi descrive meglio.

Com’è nata la tua ultima avventura, la collaborazione con Storytel?

Mi hanno cercato per un progetto originale, inedito. Mi è piaciuta la squadra: entri in Storytel e ti senti a casa. Oltretutto i loro uffici sono in uno stabile pazzesko, come direbbe Miss Keta.

Cos’è Storytel: una piattaforma di streaming in abbonamento con podcast e libri ascoltabili. Oltre 60.000 titoli a disposizione per grandi appassionati di storie.

Quello che potremo ascoltare su Storytel sono cose inedite o già pubblicate ma riviste?

Ci sono alcuni pezzi che di solito leggo in pubblico al termine delle mie presentazioni in giro per l’Italia. Gran parte del materiale, però, è inedito. Il racconto più lungo, ad esempio, dura mezzora circa e riguarda il passaggio dal mio solito barbiere di paese, in Puglia, a un famoso hair stylist di Milano. Un’esperienza che mi ha segnato.

Come mai non hai scelto di far leggere le tue storie da un attore professionista?

Ti assicuro che come leggo io i miei racconti non li legge nessuno.

La parola “storytelling” è terribilmente abusata. Come la spiegheresti senza abusarla ulteriormente?

Userei il termine “racconto”. Muzzopappa a pezzi è uno strano ibrido. Non si tratta di podcast ma di “audioracconti” di vita vera, vissuta.

Quali sono i casi più affascinanti secondo te di storytelling aziendale?

Ce ne sono tanti, ma il concetto alla base di alcune vecchie (premiatissime) campagne della rivista VEJA (“get both sides”), raccontano secondo me molto bene i contenuti di un magazine accostando trattamento molto ricercato e contenuto sintetico.

Come copywriter, qual è la tagline che ti fa dire:”Come vorrei averla scritta io!”?

Ce ne sono tante. Da “Silence the stain” delle campagne Tide, alla gloriosa “Real Man of Genius” di Bud Light alla campagna copyAD di BobCat “English animals are rubbish”. In Italia non osiamo molto. E non sempre per colpa dei pubblicitari.

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Quando scrivi cosa è più importante per te, stupire o coinvolgere?

Coinvolgere, sicuramente. E per farlo utilizzo a volte piccole astuzie che spiazzano e stupisco, certo, ma fa parte del mio mestiere. Non do mai per scontato che un lettore mi dedichi il suo tempo. Cerco di tenerlo incollato alla pagina con tantissimo lavoro. A volte ci riesco, altre amen.

Social network: Francesco Muzzopappa è decisamente pro o brutalmente contro?

Piacciano o meno, sono la piazza in cui si parla di tutto, ormai. Personalmente uso i miei social per comunicare ciò che faccio, non intervenendo troppo nei dibattiti, non alimentando dissapori. Non mi appassionano gli insulti e la violenza verbale, e finché Facebook e Twitter, in primis, non assumeranno un’attrezzata squadra di netturbini a ripulire le evidenti cloache che stanno avvelenando ogni pozzo, stabilendo regole precise, evitando dunque di guardare solo al business e dandosi una potente regolata, non ci passerò troppo tempo. Sul mio smartphone ho un timer di Facebook, ad esempio. Nei giorni in cui non pubblico post essenziali per il mio lavoro, ci sto solo 10 minuti.
Poi scatta la sveglia.

Se non conosci Francesco Muzzopappa, è tempo di iniziare. Affermato scrittore, i suoi libri sono pubblicati da Fazi e tradotti in Francia da Autrement. Premio Troisi 2017, è un affermato copywriter e vive a Milano.

Scrivi tutto il giorno o quasi per lavoro. Dove trovi, poi, la forza per scrivere autonomamente per conto tuo?

A me piace scrivere, in generale. Sono costante, marziale negli orari e ho una fortissima motivazione.

Hai esplorato diverse forme di comunicazione (libri, cartoon, fumetti…): cosa ti manca ancora all’appello, cosa vorresti scrivere?

Amo “Un posto al sole”. Dico solo questo.

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