Eventi e Società
Elogio della cravatta. Le aziende che esportano lo stile italiano nel mondo
19 Gennaio 2021
Un bel nodo di cravatta è il primo passo serio nella vita, diceva Oscar Wilde. Forse esagerava, ma oltre 600 milioni di uomini, ogni giorno, indossano l’accessorio che simboleggia, più di qualsiasi altro, l’eleganza maschile. Anche se le maglie della formalità si sono allargate da tempo, la cravatta continua a piacere. In alcuni periodi sembrava morta, ma era solo svenuta e adesso sta vivendo un nuovo momento d’oro.
Il merito è della moda, ma anche della politica che attinge sempre più spesso al linguaggio non verbale. Si intitola “Elogio della cravatta” il libro citato da Luigi Di Maio, ex capo politico del Movimento Cinque Stelle, durante il discorso con il quale ha annunciato le dimissioni da leader della formazione fondata da Beppe Grillo.
Nel farlo, Di Maio si è sfilato proprio la sua cravatta, consegnandola simbolicamente al popolo che lo aveva designato a rappresentarlo. Prima di compiere il gesto, ha spiegato che Gianroberto Casaleggio, il guru del M5S, facendogli dono del libro scritto da Mariarosa Schiaffino e Irvana Malabarba, lo aveva invitato a non sottovalutare mai il potere del nodo di cravatta, perché tutto è comunicazione.
Una striscia di seta, dunque, può essere lo scettro da tenere stretto, al collo in questo caso. “Il più inutile e piacevole accessorio dell’abbigliamento”, come scriveva il conte Giovanni Nuvoletti, fa ancora veleggiare nei mari dell’eleganza e parla di chi lo indossa.
I supremi nomi del lusso, anche quest’anno, hanno inserito la cravatta nelle collezioni, perfino in quelle primavera-estate. Dall’americano Virgil Abloh per la sua linea Off-White a Heidi Slimane per Céline, da Alessandro Michele per Gucci a Kris Van Assche per Berluti, da Alessandro Sartori per Zegna a Kim Jones per Dior Homme.
Lo sportswear in città è stato bandito, come l’abbigliamento skinny che aveva lanciato le cravatte slim. Tiene ancora il finto casual, ma solo se è frutto di studio, esperienza, perfetta nonchalance unita ad un fiuto innato per i tessuti. Gli uomini hanno riscoperto il look tradizionale, con la giacca che cade comoda e la cravatta larga.
Non parliamo dei cravattoni anni Settanta. La larghezza giusta, oggi, non deve superare i 9 centimentri, mentre la lunghezza è consigliabile che arrivi alla cintura. È qui che appoggia la pala anteriore, la parte larga della cravatta. Quella posteriore, sottile, deve essere più corta, ma non troppo. I bilanciamenti sono fondamentali nella moda maschile. Ad una giacca classica si abbina soltanto una cravatta classica, perché pala e risvolti devono avere lo stesso diametro.
Con il ritorno della cravatta larga sono spariti modelli, colori e materiali che avevano avuto fortuna qualche tempo fa. Una su tutte: la cravatta di maglia. Sono riapparse, invece, le fantasie da papà che pensavamo perdute: la cravatta regimental, paisley, a pois. L’importante è non esagerare e, nel dubbio, scegliere la tinta unita.
Certo, comprare una bella cravatta non è sufficiente per sentirsi a posto e fare colpo. Bisogna annodarla! E qui l’improvvisazione è assolutamente vietata. I nodi più in voga sono tre: four-in-hand è quello semplice che sanno fare, di solito, i giovani. Half Windsor è il nodo asimmetrico, ampio e strutturato. Full Windsor è di grandi dimensioni e viene generalmente utilizzato dalle forze armate nelle cerimonie importanti.
Oltre al nodo, gli uomini esigenti curano la “fossetta”. Il dimple, così si chiama, si ottiene premendo pollice e indice sotto il nodo. E chi non rinuncia al fermacravatta sa dove va collocato: tra il terzo e il quarto bottone della camicia. Rigorosamente!
Eccellenze dell’alta moda
Sono poche e di alto livello le aziende che producono ed esportano cravatte sartoriali, diffondendo lo stile italiano all’estero. La più famosa è “E. Marinella”, nata nel 1914 a Napoli quando Eugenio inaugurò la sua bottega per vendere capi di seta stampata a mano in Inghilterra. Da allora, l’azienda è diventata un vanto nazionale. Non esiste capo di Stato che non abbia indossato le cravatte Marinella. Francesco Cossiga, da Presidente della Repubblica, fu un vero e proprio ambasciatore del marchio. Dopo di lui, Silvio Berlusconi, in qualità di Presidente del Consiglio, prese l’abitudine di donare, a Natale, collezioni da sei cravatte ad ogni rappresentante della diplomazia estera.
Corteggiata da Trump che l’avrebbe voluta nel suo grattacielo, l’impresa Marinella non ha mai lasciato Napoli, pur essendosi espansa in tutto il mondo. Ancora oggi Maurizio Marinella, che rappresenta la terza generazione del brand, apre il negozio alle 6,30 del mattino, proprio come faceva il fondatore. Un tempo a quell’ora passavano le nobildonne per il “trottoir” e gli uomini, per attirare la loro attenzione, si davano una sistemata nel negozio di Eugenio, come fosse la farmacia del paese. Oggi l’azienda, che vanta perfino un’esposizione al MoMa di New York, non è cambiata nell’accoglienza del cliente. Un caffè e una sfogliatella non mancano mai per chiunque entri a scegliere una cravatta.
Sono delle vere istituzioni culturali anche Battistoni a Roma, Finollo a Genova, Cattaneo a Torino. Quest’ultima azienda da due generazioni produce accessori per l’abbigliamento maschile e femminile di altissima qualità ed è specializzata nelle cravatte per enti, compagnie, associazioni sportive. Anche Tim, per citare un esempio, è cliente di Cattaneo.
Si trova nel tacco estremo di Puglia, invece, il Cravattificio Alba. Si tratta di un laboratorio specializzato in accessori per l’alta moda uomo. Moderna ed innovativa, l’azienda della famiglia Cazzato realizza cravatte raffinatissime dal 1972 ed è un esempio virtuoso di sostenibilità ambientale. Manualità e tradizione qui si fondono, infatti, con la tecnologia più avanzata, consentendo anche la produzione di cravatte in conto terzi.
Dal 1899 Finollo a Genova è sinonimo di eleganza. La Superba e la Maison, che è alla quarta generazione, sembrano influenzarsi a vicenda. Per rimanere al passo con i tempi, Finollo ultimamente vende molto anche attraverso Internet, sia le sue cravatte sartoriali, sia le camicie da uomo. Anche chi predilige gli acquisti online non deve rinunciare alla qualità e Finollo è in grado di personalizzare ogni capo con colori e ricami a mano di pregio.
Nel cuore di Roma, in via Condotti, non è possibile evitare una tappa da Battistoni che, dal 1946, veste chi ama lo stile. Qualità, cura massima dei dettagli ed italianità contraddistinguono l’azienda che si è sempre proposta con sobrietà e discrezione. I clienti di Battistoni si sentono quasi membri di un club, di un salotto esclusivo dal target elevato. Sovrani, esponenti del mondo politico e della cultura scelgono Battistoni quando vogliono farsi confezionare un abito unico ed irripetibile. In un ambiente intriso di raffinatezza e gusto per il bello, i clienti in attesa possono ammirare quadri di autori come Guttuso, Marra e Capogrossi.
Sapersi vestire, in fondo, è arte. “Se uno sapesse come Mahler annodava la sua cravatta – era solito ripetere il compositore Arnold Schoenberg – imparerebbe più che in tre anni di contrappunto al Conservatorio”. Se lo diceva lui…