Digital Marketing
Dopo i social è il turno di Reuters: il nuovo algoritmo riconosce le storie “vere”
20 Dicembre 2016
Qualche settimana fa, vi avevamo raccontato di come Facebook e Google abbiano preso posizione “ufficialmente” nel fenomeno dilagante delle fake news. Tali contenuti virali sono portatori sani di cattiva informazione e rappresentano sempre più un vero e proprio business da arginare per il bene della politica, del giornalismo e della società stessa.
Ora tocca ad un nuovo player strategico del mercato dell’informazione scendere in campo per migliorare la qualità delle notizie che invadono il web.
Reuters News Tracer: il “cane” addestrato a fiutare la verità
Per una delle più importanti agenzie stampa del mondo, è un “asset aziendale” decisivo quello di essere la prima a dare notizia di un evento di importanza globale e di riuscire a “coprire” il fatto nel suo intricato sviluppo. Ne va della reputazione, ne va del valore del titolo sul mercato azionario. Per questi motivi, l’inglese Reuters ha impiegato gli ultimi due anni nel realizzare un sofisticato algoritmo: il Reuters News Tracer consente di scandagliare Twitter e di distinguere i tweet che rappresentano testimonianze autentiche ed in tempo reale di eventi in rapido svolgimento dai “cinguettìi” che sono invece delle voci fasulle nel coro.
Come funziona? Il fatto che un tweet provenga da un account “verificato” (uno di quegli account con una piccola coccarda blu accanto al nome utente, per intenderci) o meno, oppure che rimandi a link esterni o contenga immagini, sono solo due esempi dei 40 diversi criteri di valutazione che contribuiscono a stabilire la bontà dell’informazione contenuta nei 140 caratteri. Incrociando le caratteristiche dei tweet con questi parametri, l’algoritmo è in grado di attribuire un punteggio: al di sopra di una certa soglia, tutti i tweet riconducibili alla stessa storia vengono raggruppati e solo a quel punto interviene lo staff editoriale di Reuters per pubblicare una sua prima breaking news.
Come ha dichiarato a NiemanLab Reg Chua di Reuters, “con la proliferazione di smartphone e social media, ci sono molti più testimoni per molti più eventi: noi non possiamo seguirli tutti. Il nostro strumento ci aiuta ad alleggerire parte del fardello della testimonianza e lascia ai giornalisti la possibilità di concentrarsi su quel lavoro che rappresenta il valore aggiunto”.
Il messaggio è semplice: se il giornalismo vuole sopravvivere e, ancor di più, garantire qualità editoriale ai suoi lettori, deve saper filtrare e comporre in modo organico le testimonianze frammentate dei “citizen journalists” sparsi ovunque nel mondo.