Eventi e Società
70 anni di Grande Fratello, come cambia la comunicazione per i non-professionisti
23 Ottobre 2018
Il 15 Ottobre presso la Terrazza Martini di Milano si è tenuto l’appuntamento 70 anni di Grande Fratello, organizzato da Ferpi e L’Eco della Stampa per affrontare il tema della comunicazione nella nuova era digitale con un format davvero innovativo.
L’occasione è quella della ricorrenza dei 70 anni dalla stesura del capolavoro “1984” di George Orwell.
Rispetto al 1984, anno in cui secondo George Orwell i mass media entrano nelle case delle persone, l’obiettivo dei comunicatori non è più quello di parlare ai media che parlano alla gente.
L’obbiettivo ora è quello di raggiungere direttamente i singoli individui. Per fare questo la la strada maestra è quella di passare dalla comunicazione alla conversazione, attraverso l’arma dello storytelling.
Ecco uno dei grandi cambi di paradigma che hanno investito il mondo della comunicazione.
“Abbiamo voluto creare un evento fuori dall’ordinario, coinvolgendo persone che svolgono attività molto diverse dalla nostra, per capire dove e come l’arte e i mestieri possano insegnare qualcosa a chi fa il nostro lavoro”, spiega Alessandro Cederle, Direttore Media Monitoring e Analysis de L’Eco della Stampa.
Il parterre di relatori era davvero fuori dall’ordinario per un evento di questo tipo. Ma proprio per questo il loro contributo è stato particolarmente efficace.
L’opinione di figure di rilievo nel mondo dell’arte, della medicina e della sicurezza ci ha permesso di vedere sotto una luce nuova temi come il crisis management, la scelta di un messaggio caratterizzante e l’orchestrazione delle risorse di un’organizzazione per la comunciazione.
“Cogliere l’identità di qualcosa, nel profondo, e cristallizzarlo in un’immagine che duri per sempre e che lo racconti a tutto il mondo; questa è l’attività che lega profondamente la fotografia al lavoro della comunicazione” – ha raccontato Elisa Bryner, fotografa.
“La chirurgia estetica è l’unica branca della medicina che associa la scienza all’arte. La scienza si può imparare, la bellezza va apprezzata, e non puoi operare sulla bellezza se non sai cos’è” ha invece spiegato Ruben Oddenino, chirurgo plastico. Proprio come avviene per un comunicatore, il chirurgo deve associare all’utilizzo delle tecniche la comprensione dei caratteri distintivi della persona. ”Dopo aver ascoltato e capito i bisogni di un paziente (o cliente), bisogna decidere quale intervento apportare affinché la nuova immagine che gli diamo proietti la sua identità, la sua storia e le sue aspirazioni”, ha proseguito Oddenino.
Mentre Silvano Bulgari, scultore, ha mostrato come non ci siano confini tra l’arte e la comunicazione, perché entrambe si basano sullo stesso principio: “Cogliere l’identità di un soggetto e trasformarlo in forme che lo caratterizzano e lo rendono unico e distinguibile”.
Unicità e identità che si prestano anche ad altre chiavi di lettura: “Il mestiere del musicista è comunicare con il pubblico il messaggio che il compositore ha pensato e scritto; ogni musicista poi deve interpretare il messaggio inserendovi qualcosa di personale, filtrando l’interpretazione attraverso la propria personalità”, ha dichiarato Gabriele Mamotti, giovane violoncellista. basti pensare alla severa disciplina che caratterizza l’ensemble di un’orchestra: un’organizzazione gerarchica che deve coordinare più di 100 persone per trasmettere lo stesso messaggio.
Giuseppe Calabrese, imprenditore della sicurezza e fondatore di Secursat, sta lavorando per dare una chiave di soluzione inedita a un settore come quello della sicurezza. Così ci ha raccontato il suo approccio alla gestione delle crisi, “Un approccio sistemico, di contesto, che parte da elementi strutturali, si confronta con gli altri interlocutori (architetti, progettisti, urbanisti) e passa anche per la valenza di comunicazione. Questa è fondamentale in qualunque episodio che minacci la sicurezza delle persone; in questo senso la gestione della crisi deve avvenire prima, in fase di progettazione del sistema”. Una lezione per quelle aziende che, anche di recente, si sono fatte cogliere visibilmente impreparate nella gestione di eventi che fanno parte dei rischi di sistema.
“La nostalgia del periodo in cui i mass media erano il target principale per noi comunicatori si percepisce oggi negli investimenti a tre o quattro zeri per gli ingaggi degli influencer. – commenta Cederle – Si tratta di un tentativo per riportare la comunicazione al vecchio sistema: si paga un’“istituzione” in grado di parlare contemporaneamente a milioni di persone, e le si affida il messaggio che vogliamo trasmettere”.
Per adattarsi ai nuovi modelli di comunicazione l’industria deve smettere di comportarsi come se il pubblico fosse un ascoltatore passivo.
Il rischio è quello di dare per assodate una serie di cose: la simultanietà della comunicazione, la facilità di proteggere il nucleo di un messaggio e la convinzione che il pubblico sia composto di “cluster” non comunicanti.
L’incontro è stato reso indimenticabile dalla performance di Livia Pomodoro, ex Presidente del Tribunale di Milano e presidente dell’Accademia di Brera, che per l’occasione ha recitato un brano tratto da un testo teatrale della sorella, Teresa Pomodoro.