Comunicazione
La Calabria riparte dalla Rete: intervista a Domenico Nicolò
10 Dicembre 2020
La Calabria è una regione che si può guardare ad altezza d’uomo, oppure dalle nuvole. Quassù, viaggiando con l’aereo o con la mente, è facile vederne la bellezza e scoprirne la natura di terra laboriosa, umile, soggiogata per secoli e mai arresa. Più che un luogo geografico, la Calabria è un’elegia, un frammento di ethos conservato chissà come, un edificio monumentale e assieme popolaresco. Soltanto qui, in piena pandemia, tre commissari alla sanità potevano scappare non sentendosi all’altezza. E sempre qui, in piena crisi, poteva nascere il miglior progetto di rilancio che utilizzi la Rete, per chiamare a raccolta fior di professionisti e strappare loro una promessa: impegnarsi per la rinascita del Sud.
Si chiama “Calabria Dinamica” l’iniziativa lanciata da Domenico Nicolò e già inserita in “Italia Dinamica”, allo scopo di esportare un metodo di lavoro che si sta rivelando efficace. Sono quasi 6 mila gli utenti di Facebook che hanno aderito al progetto, 3400 quelli su Linkedln ed alcune centinaia i costituenti un gruppo WhatsApp. Ma le cifre sembrano destinate a crescere. Nicolò, del resto, è una persona conosciuta e stimata. Professore Ordinario di Economia aziendale e Direttore del laboratorio sulla creazione d’impresa ReTMES presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, è molto attivo sui social perché convinto che la tecnologia, utilizzata con intelligenza, possa favorire il progresso.
Come è nata l’idea di lanciare Calabria Dinamica?
“Nata nel 2012, alla fine del 2019 la rete social Calabria dinamica aveva avuto una battuta d’arresto. Mi ero scoraggiato perché, dopo 7 anni, non vedevo risultati significativi in termini di imprese fatte nascere. La crisi pandemica mi ha indotto a ritornare sui miei passi e, nel marzo 2020, ho deciso di far risorgere Calabria dinamica e di proiettarla su tutto il territorio nazionale, facendola diventare Italia dinamica”.
Quali sono i social network che il gruppo utilizza e perché.
“Usiamo Facebook, LinkedIn e WhatsApp, semplicemente perché pensiamo siano quelli più diffusi”.
Quali sono, secondo Lei, i bisogni urgenti della Calabria?
“Ne indico tre: in primis, arrestare l’emigrazione di giovani laureati, offrendo opportunità di lavoro. Servirebbe mettere a loro disposizione una serie di servizi gratuiti di networking e di assistenza alla creazione d’impresa e offrire loro la possibilità di fare stage in azienda. Poi, fornire qualificati servizi di assistenza alle certificazioni di qualità e all’esportazione alle nostre imprese Infine, darsi una missione: rendere la Calabria il centro dell’agroalimentare del Mediterraneo, creando una Expo permanente dell’agroalimentare del Mediterraneo”.
Che cosa pensa dell’intervento di Emergency? Potrebbe diventare stabile?
“Emergency è una grande istituzione benefica. Non può che far bene”.
Quanto ha inciso la presenza delle mafie sull’arretratezza del Sud?
“Tantissimo. Taglieggiando ed intimorendo gli imprenditori, distorcendo i prezzi con le imprese mafiose che svendono per riciclare denaro, espellendo dal mercato le aziende non mafiose, infiltrando le istituzioni elettive ed indirizzando la spesa pubblica per propri interessi”.
Da Professore Ordinario, come giudica lo stato dell’Università in Calabria?
“Le università calabresi hanno aree di eccellenza che devono essere valorizzate e punti deboli da eliminare”.
Esiste ancora il problema dei cervelli in fuga, oppure i giovani cominciano a fermarsi nella loro terra?
“Questo è il problema più grave. Senza giovani non c’è futuro. Nessun processo di sviluppo può essere avviato senza l’apporto di menti fresche”.
Ultimamente Lei ha sentito il bisogno di inserire Calabria Dinamica in un progetto ancora più grande: Italia Dinamica. Come si può aderire?
“L’esigenza di proiettare la rete di Calabria Dinamica su base nazionale e chiamarla Italia Dinamica è nata dal bisogno di fare capire a tutto il Paese, in questo momento di grande difficoltà per via della crisi pandemica, i vantaggi nell’entrare a far parte della rete. Bisogna fare squadra e creare imprese innovative e interoperanti con gli imprenditori e con gli investitori nell’ambito del gruppo social ESPANSIONE (presente su WhatsApp). Si aderisce rivolgendosi direttamente a me”.
A gennaio uscirà un Suo nuovo libro, “Il business plan nella fase di start-up”. Di che cosa tratta e quali obiettivi si propone?
“Il libro che ho appena concluso parla di business plan, modello di business e identità genetica dell’azienda. Si propone più obiettivi:
- esaminare le insostituibili funzioni che il piano assolve nella scoperta e nella successiva evoluzione dell’idea imprenditoriale, nella valutazione ex ante della fattibilità tecnico-giuridica, della competitività, della convenienza economica e della sostenibilità finanziaria, sociale ed ambientale di un’iniziativa imprenditoriale mediante la quale si intenda attuarla per creare e distribuire valore, nella definizione dell’identità genetica dell’impresa nascente;
- proporre un modello generale sull’identità delle imprese da assumere come riferimento nella scrittura della parte descrittiva del business plan;
- descrivere il processo di redazione del business plan, utilizzando la tecnica della segmentazione nello “spazio”, per centri e per processi, e nel “tempo”, per frazioni dell’esercizio annuale, nella redazione della parte quantitativa del business plan;
- trattare il reporting per segmenti infrannuali, che nella fase di realizzazione del piano fornisce informazioni all’alta direzione necessarie per assumere decisioni, esercitare il controllo di gestione. E, per questa via, apprendere ed affinare le scelte strategiche attraverso il confronto tra gli obiettivi e i risultati, tra le assunzioni alla base del piano e le informazioni raccolte sull’ambiente e sull’azienda”.
Obiettivi ambiziosi, ma non per un economista che voglia rilanciare la Calabria attraverso la formazione di giovani imprenditori. Non glielo abbiamo domandato, ma è chiaro che Domenico Nicolò faccia affidamento anche sui finanziamenti dell’Unione Europea. Già all’inizio del 1900 un altro calabrese aveva compreso l’importanza della solidarietà fra gli Stati. Era Corrado Alvaro, il grande scrittore, giornalista e sceneggiatore di San Luca. Ma questa è un’altra storia.