Comunicazione
Schioppettino di Prepotto, un vino che racconta il territorio
21 Febbraio 2019
Lo Schioppettino era un vitigno dimenticato, o quasi.
Oggi, invece, è capace di essere traino di un territorio, quello del Comune di Prepotto, nel cuore della zona della DOC dei Colli Orientali del Friuli.
Dopo esserci dedicati ad un’analisi della comunicazione online del Trento DOC, torniamo a parlare di vini e di come lo storytelling possa fare la differenza.
Schioppettino di Prepotto, la nuova vita di un autoctono dimenticato
Il Friuli Venezia Giulia e l’intera zona al confine con la Slovenia è, da sempre, una terra di vino. Non deve sorprendere, dunque, come si parlasse già di Schioppettino (noto allora come Pokalça, o Ribolla Nera) in alcuni documenti del 1282 ritrovati nell’Archivio del Castello di Albana, nel Comune di Prepotto, un paesino di 1000 anime a due passi dal confine sloveno.
Qui, complice un equilibrio climatico favorito dalla vicinanza delle Prealpi Giulie e dalle brezze che giungono anche dal mare, distante non più di 50 km, lo Schioppettino ha trovato terreno fertile, almeno fino alla prima metà del Novecento.
Come è accaduto che un vino rosso autoctono con secoli di storia rischiasse di finire dimenticato? I fattori sono stati diversi: la diffusione Oidio e Fillossera, due malattie delle vite, la scelta di molti produttori della zona di prediligere altri rossi e, soprattutto, i bianchi che hanno fatto la fortuna dei vini friulani.
Ma anche il mancato riconoscimento dello Schioppettino come una vigna che si potesse coltivare.
Un vino del territorio che racconta il territorio
È qui che entra in gioco un percorso di valorizzazione del vino avviato da Paolo e Dina Rapuzzi della cantina Ronchi di Cialla.
La loro idea, all’inizio degli anni Settanta e con il supporto dell’allora sindaco di Prepotto, è stata quella di recuperare le poche viti su prestiti e realizzare un primo impianto.
3.500 ceppi che hanno segnato la rinascita di un vino che, dal 1978 si può nuovamente coltivare e dal 2009 rientra nella DOC dei Colli Orientali del Friuli con la denominazione di sottozona “Schioppettino di Prepotto”.
Il rapporto tra il prodotto è il territorio è estremamente solido e non soltanto perché lega indissolubilmente il suo nome a quello del comune dove viene prodotto. Si è costituita, infatti, l’Associazione Produttori dello Schioppettino di Prepotto che, oltre a legare tutti i viticoltori della zona, si occupa della valorizzazione di questo vino.
Tra le iniziative, l’installazione nel 2017 di un pannello e 15 cartelli distribuiti su tutto il territorio comunale per sottolineare il rapporto tra il territorio e lo Schiopettino. Due realtà ormai legate indissolubilmente.
Un logo che “scoppietta”
Interessante è anche lo studio effettuato sul logo che identifica lo Schioppettino di Prepotto. Partendo dal nome che evoca, appunto, il suono di uno scoppiettio, si è scelto di realizzare un logo che posizionasse le lettere su un pentagramma immaginario. Non in maniera casuale, naturalmente, ma a suggerire la forma solida e tradizionale della botte.
Ancora maggior evidenza è dedicata alla parola “Prepotto”. Le lettere sono sempre arpeggiate, ma vanno a formare una figura di cono rovesciato che agevola la scrittura. Inoltre, come si legge sul sito dell’Associazione dei produttori:
“il fine è quello di anteporre nella lettura – per un istante – al nome del vitigno l’importanza del toponimo: il nome del territorio che permea dei suoi valori ambientali e culturali questo specifico Schioppettino storico, lo rende speciale, unico, altrove non riproducibile.”
Sito, Facebook e Twitter: la comunicazione online dello Schioppettino
Dal punto di vista, infine, della comunicazione online la strada da percorrere per la valorizzazione piena dello Schioppettino è molta. Esiste un sito internet, schioppettinodiprepotto.it, ben strutturato dove troviamo:
- parte della storia del vitigno;
- un approfondimento sull’associazione;
- l’elenco (e i link) di tutte le aziende;
- una suggestiva Gallery grazie alla quale immergersi nel territorio di Prepotto e intuire le fasi di produzione del vino;
- una sezione news;
- un’area dedicata alle attività;
- i classici contatti.
Sebbene non manchi nulla e dal punto di vista visivo il sito ben valorizzi il prodotto, colpisce che (ahimé) l’ultimo aggiornamento delle News risale al 2015. In questi casi, è forse preferibile togliere la sezione piuttosto che mantenerla non aggiornata su un aspetto, come quello degli appuntamenti e delle novità, che potrebbe attirare subito l’attenzione.
Vale lo stesso approccio anche per l’account Twitter, fermo al Vinitaly del 2016 e, anche precedentemente poco utilizzato.
Pagina e gruppo su Facebook
Più interessante, e virtuoso, l’utilizzo di Facebook. Alla pagina “Schioppettino di Prepotto” è affiancato, infatti, un gruppo che conta quasi 1000 membri dove vengono condivise tutte le notizie più interessanti a proposito del vitigno di casa.
La pagina ufficiale ha, invece, uno scopo di aggregare e condividere i contenuti più interessanti realizzati dalle cantine del territorio. Troviamo fotografie, riconoscimenti ed eventi: tutto ciò che può essere utile per restare aggiornati sul mondo dello Schioppettino.
Non esiste, infine, un riferimento ufficiale per lo Schioppettino su Instagram, ma attenzione agli hashtag. Esplorando #schioppettino e #schioppettinodiprepotto non sono poche le fotografie che ritraggono e valorizzano questo vitigno unico e il suo territorio.
Il fatto che esistano già più di 3.000 post etichettati così potrebbe suggerire all’associazione come innovare e integrare la propria comunicazione?
Lo vedremo, quello che è certo è che la storia dello Schioppettino ci insegna come l’unione possa fare la differenza sul territorio per arrivare a valorizzare un’eccellenza anche in luoghi isolati o con addirittura meno di 1000 abitanti. Una scommessa già vinta, se si pensa che fino a quarant’anni fa lo Schioppettino rischiava di scomparire del tutto.