Media Monitoring
La nuova legge costringe i social media a filtrare i contenuti illegali
5 Luglio 2017
La Germania sta assumendo il ruolo di paese pioniere nella lotta per combattere i tantissimi abusi sui social media.
La nuova legge in cantiere considererà società del calibro di Facebook e Twitter responsabili in tutti i casi di mancata rimozione di contenuti illegali.
Sono state sollevate molte ragionevoli obiezioni contro questo principio, ma nessuna supera la necessità impellente di fare qualcosa per risolvere una situazione intollerabile.
Forse il termine “intollerabile” è troppo forte?
Consideriamo i “contenuti” apparsi su Facebook in questi primi sei mesi di 2017: il live di un padre che uccide la figlia di 11 mesi, quattro persone che torturano un disabile, un adolescente violentata da un gruppo e una lunga serie di animali mutilati.
Poi c’è la pletora di crimini minori, talvolta considerati “relativamente innocui”, come il cyber bullismo, gli incitamenti al terrorismo e atti auto-distruttivi. Fake news, calunnie e forme d’odio di ogni forma passano così in secondo piano.
Questo è il motivo che ha spinto i legislatori in Germania ad un intervento urgente.
Per fare un esempio veloce, in America nessuno è autorizzato a urlare “Fuoco!” all’interno di un teatro affollato. Su Facebook invece chiunque può assistere a video live di persone che si danno fuoco (è successo più volte quest’anno).
I social media hanno arricchito la vita delle persone in tantissimi modi, ma resta il fatto che le regole basilari di buon senso vengono violate costantemente. L’orrore è diventato quasi una routine.
Chi sporca, paga
Argomentare che Facebook, Twitter o altre reti sociali siano solo piattaforme di condivisione di contenuti che non possono fare nulla per limitare le conseguenze negative del servizio che forniscono è come dire che un’azienda petrolifera non dovrebbe ripagare i danni ambietali quando una sua nave disperde liquidi tossici nell’oceano.
Facebook o Twitter non vogliono essere considerati delle “media company”, ma è probabilmente quello che sono diventati. Questo gli ha anche garantito guadagni elevati.
Basti pensare che nel primo trimestre di quest’anno Facebook ha riferito di aver fatturato 8 miliardi di dollari (7 miliardi di euro).
Potrebbe forse dedicare più fondi per ripulire la situazione che ha contribuito a creare. In questo contesto, le ammende di milioni di euro previste da questa legge sembrano ragionevoli.
I detrattori di questa legge si preoccupano che potremmo arrivare ad un “overblocking”, una situazione dove i social media preferiranno eliminare i contenuti o bloccare gli utenti piuttosto che incappare nel rischio di multe.
Chiunque abbia mai cercato di contattare Facebook e Twitter è consapevole di quanto possano essere ermetici e poco trasparenti.
Senza sanzioni legali d’altronde, non c’è alcun tipo di interesse a cambiare.
Un futuro per il social media monitoring
Può anche essere che le piattaforme non siano in grado di gestire il monitoraggio dei propri contenuti da sole.
Possiamo anche spiegare così l’interesse che molti social media dimostrano verso le società di social media monitoring.
Questo si riflette in un clima di forte competizione trai fornitori di questo tipo di soluzioni. Oltre alle percenutali di mercato, l’obbiettivo strategico principale diventa ricevere l’approvazione di Twitter, Facebook, Instagram o altri.
Approvazione che si manifesta solitamente sotto forma di riconoscimenti, partnership ed iniziative congiunte.
Si tratta comunque di dinamiche nuove di cui è difficile prevedere l’evoluzione. L’Eco della Stampa, fornendo diverse soluzioni di social media monitoring solo come parte della più ampia offerta di monitoraggio dei media, non ne è coinvolta.
Nel frattempo, la Germania può essere orgogliosa di essere il primo paese al mondo a pensare a questo tipo di legislazione.