Eventi e Società
Da domani cambio vita, faccio impresa in montagna
20 Febbraio 2021
Mentre il mondo rumoreggia, Alessandro e Silvia ascoltano i suoni della montagna. Da alcuni giorni, sono loro i nuovi gestori di Capanna Carate, il rifugio di proprietà del CAI di Carate Brianza, situato a 2636 metri d’altezza, in Alta Valmalenco. Alessandro Schenatti, 34 anni, qui è cresciuto, mentre la fidanzata Silvia Cozzi, 30 anni, è di Monza. In scadenza del contratto e dopo un lungo periodo di presenza della stessa famiglia, il CAI cercava un candidato ideale che sapesse vivere e lavorare ai piedi della Bocchetta delle Forbici. La Capanna, adesso, è in ottime mani. I due ragazzi, che coraggiosamente ne hanno assunto la guida, hanno tanti progetti. Oltre alle attività tradizionali, Silvia intende mettere a frutto la sua laurea in Scienze motorie ed organizzare meeting culturali, compreso un festival della letteratura alpina.
La sfida è difficile, ma non impossibile. Dopo secoli di spopolamento, sono tanti i giovani che ritornano nei piccoli comuni come scelta esistenziale. Si tratta di persone preparate e motivate, quasi tutte portatrici di un segreto: non partire da sole. Sono stati d’esempio, alcuni anni fa, il grafico Tommaso D’Errico e la biologa Alessia Battistoni, tra i primi a lasciare Roma per andare a vivere in un paesino della Valle Maira. Assieme hanno scritto un libro, “Al ritmo delle stagioni. Un anno di vita in montagna” (2017), che è diventato un bestseller.
Giovani disposti a tutto, anche a tante rinunce, pur di immergersi nella natura. Sono oltre due mila, attualmente, gli under 40 che hanno deciso di mettersi a capo di un gregge. Lo ha fatto anche Daniela Pasinetti, ex modella, che non ha esitato a seguire Davide, diventato poi suo marito, tra i monti dell’Alpago. Una scelta personale che incide profondamente sul miglioramento del territorio. Grazie agli allevamenti di bestiame, infatti, sono state salvate dall’estinzione 38 razze e si producono 60 milioni di chilogrammi di formaggio all’anno.
I nuovi abitanti delle Alpi
Il ritratto dei nuovi abitanti delle Alpi e degli Appennini svela un’Italia che non è più in fuga dalle aree remote e che, al contrario, anche a causa dell’emergenza sanitaria, le trova sempre più attraenti. Il sociologo Andrea Membretti, docente all’Università di Pavia, da tempo indaga il fenomeno del neo-popolamento della montagna. A Torino, con il sostegno della Città metropolitana, ha dato vita ad un servizio di orientamento che si chiama “Vieni a vivere in montagna” ed ha lo scopo di informare chi voglia insediarsi sulle Alpi. Ad oggi, il ricercatore ha incontrato oltre 150 ragazzi e, soltanto negli ultimi tre mesi, ha raccolto 75 candidature online. Ogni storia è diversa, ma tutte hanno la stessa motivazione: fuggire dal ritmo frenetico della città e migliorare la qualità della propria vita.
Balzano all’occhio alcuni dati. Gli “aspiranti montanari” hanno titoli di studio medio-alti, buone risorse economiche e tante idee innovative. Spesso sono single, ma secondo l’esperto è utile costituire un nucleo familiare per superare le difficoltà iniziali. Gli ostacoli sono molti, servono conoscenze e, soprattutto, competenze. Fondamentale, nella prima fase, è decidere in quale luogo insediarsi. Non tutta la montagna è spopolata: secondo i dati Istat, più di 7 milioni di persone risiedono sopra i 600 metri d’altezza. Le ricerche della rete internazionale ForAlps svelano anche una forte presenza degli stranieri. Nel 2018 erano più di un milione e mezzo ed oltre 400 mila risiedevano nei comuni alpini.
La Fondazione Edoardo Garrone dal 2014 sostiene l’imprenditorialità giovanile attraverso i progetti “ReStartApp” e “ReStartAlp” ed ha contribuito alla nascita di 40 nuove imprese. La direttrice Francesca Campora testimonia che la “voglia di montagna” colpisce soprattutto i laureati, età media 29 anni, che lasciano alle spalle carriere avviate. Per farsi accettare dalle comunità, tuttavia, servono tempo ed umiltà.
Gli scrittori ispirati dalla natura
In fondo, come ripete spesso lo scrittore-alpinista Mauro Corona, la vita è un bosco da curare, pulire e proteggere, se no va in malora. Ma per conquistare la fiducia della gente di montagna occorre molta sensibilità. Soltanto il tempo e la pazienza possono aiutare a superare la scorza ruvida che protegge dal mondo le persone come Mauro. Nonostante il successo televisivo, ventisette libri e quasi 5 milioni di copie vendute, Corona non ha mai abbandonato Erto, il paese che, dopo il disastro del Vajont, conta 371 abitanti. E, come lui, i suoi quattro figli, tutti laureati, ma radicati nel territorio.
La scoperta dell’Appennino ha cambiato la vita, invece, ad un altro celebre scrittore, Simone Perotti. Dopo avere lavorato per 19 anni come manager d’azienda, alla soglia dei 43 anni ha mollato tutto per trasferirsi in Val di Vara, alternando le attività della campagna ai viaggi solitari in barca a vela. Il libro che ha reso famoso Perotti ha un titolo che dice tutto: “Adesso basta” (Chiarelettere, 2009), manifesto del downshifting, l’arte del rallentare. Scalare una marcia, fare un passo indietro, andare più piano, ma per ammirare meglio il panorama della vita.