Eventi e Società
L’orto in casa. È boom anche in Italia delle vertical farm
4 Febbraio 2021
Si chiamano “vertical farm”, sono orti verticali senza terra dove frutta e verdura crescono in ambienti controllati, senza bisogno di pesticidi, grazie a luci artificiali ed innovativi sistemi di nutrimento. In alcuni supermercati italiani si trova già l’insalata del futuro, ma da qui al 2025 le aziende del settore sono destinate a raddoppiare. Il motivo? Le vertical farm sono un vero toccasana per l’ambiente ed immettono sul mercato, in ogni stagione, prodotti di prima qualità, già utilizzati da chef stellati e da migliaia di consumatori.
Cenni storici
Gli orti verticali sono stati inventati da Dickson Despommier, professore alla Columbia University, dove attualmente insegna Scienza della salute ambientale. Osservando i dati stimati dall’ONU sulla crescita della popolazione mondiale, Despommier è sobbalzato quando ha letto che nel 2050 sulla Terra vivranno oltre 9 miliardi di individui. Con le risorse odierne sarà impossibile sfamarli tutti, ha pensato il docente, anche perché l’80 per cento delle aree destinate all’agricoltura è già in uso. Da qui l’idea di progettare orti ad impatto zero, in grado di integrare i sistemi tradizionali di coltivazione.
La prima vertical farm è nata a Singapore nel 2012 e si chiama Sky Greens Farm. Ad essa hanno fatto seguito diverse aziende in Giappone, per ovviare al problema dell’inquinamento dell’acqua dopo il disastro di Fukushima. Oggi anche in Italia esistono imprese che adottano il metodo Despommier ed ottengono ottimi risultati, come dimostrano le inchieste del quotidiano online Il Fatto Alimentare – 190 mila seguaci su Facebook – che promuovono gli ortaggi cresciuti nelle moderne serre senza bisogno di antiparassitari.
Milano capofila in Europa
A Cavenago di Brianza, alle porte di Milano, Luca Travaglini e Daniele Benatoff hanno dato vita alla prima vertical farm italiana, la più grande d’Europa, che si chiama Planet Farms. Progettato da Studio Dordoni Architetti, questo impianto misura 9 mila metri quadrati e le previsioni puntano su una produzione di 30-50 mila confezioni al giorno di insalata ed erbe aromatiche. A fine aprile, nei maggiori supermercati ritroveremo questi tesori, che non hanno nulla a che fare con i vegetali modificati geneticamente. Qui, infatti, si utilizzano semi in purezza della tradizione che provengono da tutto il mondo e che vengono aiutati a trasformarsi in piante, grazie ad un mix ideale di luce, calore, acqua e sali minerali. Inoltre, l’assenza di nemici naturali rende inutile qualsiasi pesticida e permette ad ogni coltura di esprimere gusto e qualità nutritive, in modo da garantire prodotti eccellenti.
“Il nostro lavoro porta benefici a tutti – spiega Luca Travaglini – perché si svolge risparmiando il 90 per cento del suolo ed il 98 per cento dell’acqua. Siamo alleati della natura e della sostenibilità”.
Durante il primo lockdown Luca e Daniele hanno regalato la loro verdura all’ospedale degli Alpini di Bergamo, in confezioni anonime. Il riscontro è stato ottimo, non soltanto fra i pazienti. Ma era prevedibile. Il profumo, il sapore e le proprietà nutritive degli ortaggi che provengono dalle vertical farm sono unici.
Da Melzo ai supermercati
Le coltivazioni indoor hanno conquistato anche Pierluigi Giuliani, CEO di Agricola Moderna, vertical farm di 1500 metri quadrati a Melzo, in provincia di Milano, che produce 500 chilogrammi di insalata a settimana con il socio Benjamin Franchetti. Nei supermercati Carrefour e sull’e-commerce Cortilia.it è già possibile trovarla in vendita. La “Baby lattuga” è un mix di due lattughini, la “Japanese mix” contiene misticanza esotica dall’estremo Oriente e la “Spicy baby” è leggermente piccante, grazie alla senape riccia. Anche queste garantiscono zero pesticidi, zero nickel, zero residui, zero chilometri. E tutto il gusto delle insalate di una volta.
Gli stabilimenti che producono i cosiddetti ortaggi del futuro danno lavoro a tanti giovani con specializzazioni diverse. Ci sono agronomi, ingegneri e data scientist. Dentro ogni vertical farm, infatti, si utilizza l’illuminazione a led che riproduce l’azione del sole ed è possibile calibrare la lunghezza d’onda della luce in base alle esigenze delle piante. Con appositi algoritmi, poi, si modulano i nutrienti e si creano microclimi adatti alle specie che si coltivano. Poiché l’ambiente è chiuso, i patogeni non possono entrare, così si evita – come già accennato – l’utilizzo di pesticidi, erbicidi, fitofarmaci. È possibile, inoltre, raccogliere una grande varietà di dati, attività difficilmente realizzabile nell’agricoltura classica.
Il ciclo produttivo comincia dal riempimento, con fibra di cocco e torba, di piccoli vassoi dove vengono inseriti i semi. Si passa, poi, alla stanza della germinazione, per arrivare alla zona di crescita dove le piantine restano una ventina di giorni. Il prodotto maturo, infine, giunge alla sala del taglio e del confezionamento, arrivando a disposizione dei consumatori in meno di ventiquattro ore dalla raccolta.
Tutti i vantaggi del vertical farming
Con i mutamenti climatici che spesso mettono in ginocchio l’agricoltura tradizionale, il vertical farming è un processo che garantisce una produzione costante, in ogni ambiente e in tutte le stagioni. Gli impianti sono sterili, l’acqua che entra nel ciclo produttivo è pura e viene riutilizzata, l’aria è filtrata ed il sole non serve più, sostituito dalle luci a led. Dal taglio al confezionamento dell’insalata passano, in media, novanta secondi. Il prodotto messo in vendita, dunque, è freschissimo e non può marcire, al massimo appassire, perché non è mai entrato in contatto con agenti esterni. Da qui il segreto della croccantezza, una qualità difficile da trovare nei classici prodotti in busta.
Ma quanto costa costruire una vertical farm? Il prezzo dell’energia elettrica in Italia è alto e gli impianti richiedono ancora investimenti elevati. Tutto dipende dalla grandezza della “serra” e dai risultati che si vogliono ottenere. A Torrita di Siena, Vertical Farm Italia dell’ingegner Matteo Benvenuti è un gruppo multidisciplinare che progetta orti verticali per coltivazioni idroponiche ed acquaponiche. Accanto agli imprenditori agricoli, si rivolgono a questi specialisti anche albergatori, amministratori pubblici e soggetti privati. Esistono, infatti, impianti da condominio e perfino da appartamento. Robot Farm, per esempio, è un orto verticale grande quanto una lavatrice che permette di coltivare in proprio insalata, erbe aromatiche, pomodorini. Il suo consumo è pari a quello di una lampadina di vecchia generazione, circa 150 watt.
I campi coltivati, un giorno, scompariranno? Nessuno aspira a sostituire la natura. E sono proprio i nuovi imprenditori a riconoscere che le innovazioni possono soltanto affiancare e migliorare i metodi classici. Ma se l’obiettivo è quello di sfamare la popolazione, rispettando il pianeta, le vertical farm sono il primo passo verso un futuro sostenibile.