Eventi e Società
Il nudge: la spinta gentile come protezione contro il Coronavirus
19 Novembre 2020
Anche il più piccolo gesto gentile può alleggerire un cuore pesante. Questo lo sappiamo. Non avremmo mai immaginato, invece, che la gentilezza potesse rappresentare una protezione contro il Coronavirus. Quando le regole non bastano a scoraggiare comportamenti rischiosi, entra in gioco il nudge, concetto chiave nell’economia comportamentale, teorizzato da Richard Thaler e Cass Sunstein nel 2008.
“To nudge”, in inglese, è un verbo che sta ad indicare il dare una leggera spinta. L’immagine più chiara che aiuta a comprendere questo concetto è quella dell’elefante adulto che con la proboscide spinge il suo cucciolo per aiutarlo a superare un ostacolo. Il nudge nasce proprio così, con lo scopo di fare leva sui bias cognitivi, cioè sugli errori sistematici che il nostro cervello commette quotidianamente, per influenzare e indurre gli individui a modificare il proprio comportamento.
L’architettura delle scelte
Ogni decisione che prendiamo avviene in un contesto, che determina le nostre azioni più di quanto si creda. Pensiamo alla disposizione dei prodotti in un supermercato: frutta e verdura si trovano tradizionalmente all’inizio del percorso, quando siamo ancora propensi ad un consumo salutare, mentre caramelle e bibite vicino alle casse, per i peccati di gola!
Qualche altro esempio da considerare. Se usiamo un piatto piccolo o un piatto grande per un buffet, spingiamo gli invitati a scegliere una quantità di cibo che è coerente con la grandezza del piatto. Se si opta per piatti piccoli, sicuramente le persone prenderanno porzioni ridotte, rispetto a quando hanno piatti grandi. In questo modo, si possono arginare anche i problemi dello spreco alimentare e dell’obesità. Non è un caso che Richard Thaler abbia vinto il premio Nobel per l’economia nel 2017.
I teorici del nudging propongono persino di introdurre dispositivi che sollecitino buoni comportamenti: in alcuni alberghi esiste la chiave magnetica della porta che disattiva automaticamente la luce; in California un raccoglitore di vetro, che assegna dei punti come accade nei videogame, ha incoraggiato la raccolta differenziata.
La spinta gentile anti-contagio
L’emergenza Coronavirus ci sta fornendo molti esempi di nudge. Alcuni sono così discreti da risultare invisibili. Ed è proprio qui che il nudge rivela la sua efficacia. Il “pungolo”, così si può tradurre in italiano, non è un ordine, ma un incoraggiamento a comportarsi nel modo giusto, senza doverci pensare troppo.
Da quando il Covid-19 ha ripreso a mettere in ginocchio la nostra vita, in alcune città sono apparse frecce adesive sul lungomare per indurre chi passeggia a tenere scrupolosamente la destra. Avevamo già adottato questa abitudine sulle scale delle metropolitane, ma non era mai successo di camminare in un’immaginaria corsia all’aperto. Da subito, tuttavia, residenti e turisti hanno imparato a mantenere la destra anche nei momenti di relax.
È un nudge anche collocare, all’entrata dei negozi, colonnine che offrono gel igienizzante. In principio, i clienti chiedevano ai commessi se quel prodotto fosse per loro. Oggi, senza più pensarci, ci strofiniamo automaticamente le mani sotto il getto dell’alcool, prima di varcare la soglia e toccare i prodotti. Anche il termoscanner è diventato una sana abitudine. In un primo momento, le persone non sapevano come utilizzarlo, se avvicinarvi la fronte o il polso. Adesso sappiamo che entrambe le opzioni sono valide e non occorre più l’aiuto dell’operatore.
Un braccialetto cambia le cattive abitudini
In Gran Bretagna hanno fatto un passo in più. Per evitare che i cittadini si tocchino il viso, è stato inventato un braccialetto che avverte quando le dita si avvicinano troppo agli occhi o alla bocca. Il tocco del viso è sorprendentemente frequente, anche se ne abbiamo scarsa consapevolezza. Si tratta di un’abitudine che si acquisisce, addirittura, nel grembo materno, perciò non è esattamente facile da spezzare. Il braccialetto, chiamato proprio Nudge, impiega una combinazione di scienza comportamentale ed intelligenza artificiale, così da riconoscere i movimenti della mano e vibrare quando ritiene che l’utente possa essere “a rischio virus”.
Una politica di intervento soft
Per spiegare come si traduca in nudge una politica ispirata alle scienze comportamentali, possiamo fare cenno all’approccio utilizzato per la sanità dal UK’s Behavioural Insights Team (BIT), la prima istituzione governativa, nata nel 2010 per sviluppare le scienze comportamentali nell’ambito delle politiche pubbliche.
Il framework si chiama EAST, acronimo di easy (semplice), attractive (in grado di catturare l’attenzione), social (con rilevanza sociale), timely (al passo con i tempi). Secondo i ricercatori del BIT, un comportamento che viene proposto con queste modalità ha maggiori probabilità di essere adottato.
Nel nostro Paese, invece, ha sede a Milano un laboratorio di ricerca su nudging e behavioral economics, chiamato Nudge Italia, coordinato dallo psicologo Massimo Cesareo. In collaborazione con l’università Bicocca, il centro ha condotto un’indagine sulle preferenze alimentari degli studenti, inducendoli “con gentilezza” a scegliere i piatti più sani in mensa.
Tutte queste strategie di spinta gentile per funzionare non richiedono burocrazia, agenti di polizia, procedimenti sanzionatori. Non rischiano di intasare la macchina pubblica, perché si tratta di sistemi – o di stratagemmi – che mirano ad indurre un adeguamento “spontaneo” da parte delle persone. Si spera, pertanto, in un ricorso al nudge quando sarà disponibile il vaccino anti-Coronavirus. Esistono già alcune proposte, fra le quali l’utilizzo di un braccialetto che identifichi i vaccinati, rasserenando gli altri, ma soprattutto aiutandoli a superare la paura della scienza.
L’immagine di copertina è dell’illustratore Samuel Rodriguez