Eventi e Società
Una radio per chi ama il teatro: intervista a Danilo Caravà
20 Agosto 2020
Si chiama Koryphaios in omaggio al teatro dell’antica Grecia. È una web radio nata lo scorso maggio, grazie all’inventiva di Danilo Caravà, regista, drammaturgo e critico teatrale milanese. Classe 1974, il fondatore di Koryphaios scrive da tempo su riviste culturali, come MilanoTeatri, Sipario e Hystrio.
Numerosi i successi che Caravà ha già mietuto: un suo saggio è contenuto nel volume PlayBeckett, a cura di M. Puliani e A. Forlani (Halley Editrice, Matelica, 2006); i suoi adattamenti da Poe, Dostoevskij, Gogol’, Conrad, Aristofane sono andati in scena nei maggiori teatri del capoluogo lombardo. Danilo ha diretto, oltre a seminari di storia del cinema, un’opera del giovane drammaturgo Scott Carpenter, nella versione inglese originale, A Muse to Death. La sua antologia teatrale si trova in Punktheon, pubblicato dalla casa editrice Jocker. Dal 2011 è regista di alcune compagnie, come la Corte dei Sogni e I CantAttori.
Abbiamo incontrato Danilo Caravà mentre è impegnato nel suo ultimo progetto in cantiere: l’autore sta lavorando al testo euripideo Le Troiane, che avrà prima la forma di un radiodramma, poi quella di una rappresentazione. Scopriamo come sia sbocciata l’idea di una talk radio monotematica.
Quando nasce la Sua passione per il teatro?
“Negli anni del liceo, ricordo distintamente che durante un monologo del padre, interpretato da Enrico Maria Salerno, all’interno dell’opera pirandelliana Sei personaggi in cerca d’autore, è scattato, da parte mia, un coup de foudre. Ho sentito quella passione che rimane addosso come un profumo di un ricordo piacevole e, dopo un po’, diventa qualcosa di molto di più che una memoria, è una parte stessa della propria anima, una febbre che non si placa.
Non è un caso che Artaud abbia abbinato il teatro al concetto di peste. Anche se, in questo caso, mai un contagio fu più salutare per il corpo e per lo spirito. Ad ogni modo, guardandomi indietro e vedendo il quarto di secolo di attività, di militanza teatrale, mi accorgo che Jouvet ha ragione, la passione, quando c’è, si rende percepibile dopo, a posteriori, è quell’energia, quel moto perpetuo che, malgrado le mille difficoltà, ha cercato sempre di rendere grande ed insostituibile la magia del fare teatro”.
Che cos’è Radio Koryphaios?
“È una web radio nata in pieno lockdown, in un momento in cui i teatri non avevano nemmeno un Godot da aspettare. Ho sentito forte l’esigenza, in una fase in cui questa forma artistica doveva rinunciare alla sua forma finale, ovvero l’atto di rappresentazione di fronte ad un pubblico, di raccontarlo, di far risuonare forte il suo cri de guerre.
Ho creato una realtà radiofonica con una stella polare dichiarata sin dall’inizio, il teatro. Servendomi della piattaforma Spreaker, ho caricato il primo podcast il 5 maggio. Dalle origini del teatro, dopo una cinquantina di puntate, sono approdato alla drammaturgia del teatro medievale. A poco a poco, la radio si sta arricchendo di nuovi contenuti, interviste, approfondimenti”.
Quali contenuti offre il suo palinsesto?
“Per ora offro la possibilità di ascoltare/scaricare podcast creati con frequenza quotidiana sulla storia del teatro, approfondimenti su autori, drammaturgie ed interviste. A settembre il palinsesto si arricchirà con radiodrammi, genere a cui sono particolarmente affezionato. Ho già raccolto la disponibilità da parte di una serie di interpreti teatrali per la realizzazione degli stessi”.
E dai radiodrammi ai podcast. Che cosa significa fare teatro oggi, attraverso l’etere? Abituato a passare il tempo di fronte agli schermi, il pubblico 2.0 riesce a fare a meno della componente visiva?
“Credo nella riflessione che ha fatto Freud sul potere delle parole, c’è qualcosa di ancestrale, di magico, nella forza del logos, penso che in ogni buona forma di comunicazione verbale ci sia la possibilità di una logoterapia. La radio, ricorda McLuhan, è per sua natura un medium caldo, ed il suo calore ben può ospitare la fiamma che anima il teatro.
Fin dai tempi degli aedi, degli antichi cantori, c’è sempre stato un incantamento speciale, un’occasione di crescita per tutti quelli che si sedevano intorno ad essi per ascoltare le storie che raccontavano. Quei loro miti narrati erano, ed ancora sono, archetipi, per usare un’espressione junghiana, fanno parte del nostro inconscio collettivo, sono divinità ed eroi che vivono nei più segreti spazi della nostra psicologia del profondo”.
Che cosa significa Koryphaios?
“È una traslitterazione di una parola presa dal vocabolario del greco antico, significa corifeo, ovvero quella figura che, nel teatro della Grecia antica, guidava il coro. Ho scelto un nome impegnativo e simbolico insieme, che possa riassumere, in un unico termine, la coralità e la volontà di una precisa scelta culturale ed artistica”.
Quanto è social Radio Koryphaios? I canali online possono essere uno strumento per avvicinare le nuove generazioni al teatro?
“Per ora la pagina della web radio è collegata con la mia pagina Facebook, con il mio profilo personale e con la pagina dedicata ad un mio spettacolo a cui sono particolarmente legato, La sposa di Ade. Tra poco ci sarà il link anche con un canale YouTube. Spero che presto i contatti e le interconnessioni aumentino, che questa radio possa veicolare il più possibile il teatro e risvegliare nei suoi confronti un sano appetito. C’è una frase di Terenzio che ben si adatta a cogliere lo spirito di questa forma d’arte: «Sono un essere umano, niente di ciò che è umano ritengo estraneo a me», basta immaginare che a pronunciarla in prima persona sia il teatro stesso”.